“What – How – Why?”, “L’abbiamo seguito, non per lui, ma per noi stessi”.

Il Golden Circle di Simon Sinek, applicato ad Adriano Olivetti.

di Domenico D’Alessandro, studente del corso Principi di Management 2024

WHY

Adriano Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto. Cercava di affermare quella che viene chiamata “Cultura del Capitalismo Sociale”, creare un terreno di incontro tra Industria e Cultura, ossia un luogo, ed a monte di una necessità, dove la cultura necessitava anch’essa di divenire industria. Creare un sistema per cui lo sviluppo dell’industria fosse a forma d’uomo.

Come si legge ad ogni prima pagina dei libri editi da Edizioni di Comunità, i quali aventi come simbolo una semplice campana, riportano: 

Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. 

Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza“.

HOW

“Gli organismi comunitari, che hanno reso storicamente così singolare l’immagine della Olivetti e che videro la presenza e la funzione di co-gestori dei rappresentanti della forza-lavoro, facevano parte di un piano di socialismo distributivo, un disegno la cui maggiore preoccupazione era di responsabilizzare la forza-lavoro al controllo sull’erogazione in forma di servizi sociali di una quota del profitto realizzato.” [tratto dal libro di Giuseppe Berta, Le idee al potere, Edizioni di comunità]

Ricerca, dunque, di un nuovo modello d’impresa, fondazione di un movimento, “Movimento di Comunità”, avente in esso una funzione propriamente pedagogica. La ricerca dell’affermazione redistributiva d’impresa, la realizzazione di una forma piena di cogestione della fabbrica. 

La ricerca continua del perseguimento di un piano organico, in cui sotto l’impulso dei risultati aziendali e dei progetti comunitari, raggruppò una straordinaria quantità di intellettuali operanti in diversi campi, convogliando le loro competenze in progetti tecnico-scientifici, umanistici ed urbanistici. Ciò volto a convogliare le trasformazioni economiche tramite la loro dislocazione sul territorio. Dislocazione quindi di ricchezza. Un piano organico circa “l’armonia tra vita privata e vita pubblica, tra centri di consumo e centri di produzione”, come esponeva lo stesso Adriano. 

WHAT

Il risultato fu che i servizi sociali stessi della Olivetti arrivarono a supplire le deficienze delle strutture assistenziali dello Stato. Entrare in Olivetti conteneva implicitamente in esso un privilegio per i lavoratori.

Col design della Olivetti si ambiva a realizzare questa conciliazione della produzione industriale di massa con il mantenimento della qualità artistica del prodotto.

Considerazioni personali

A mio personale modo di vedere il Golden Circle di Sinek contiene in esso un ottimo approccio metodologico allo studio di impresa.

Quanto detto da Simon Sinek, non è esattamente una “scoperta” come lui stesso comunica in Ted. Sempre dal libro di Giuseppe Berta si legge:

“L’esperienza olivettiana è stata una delle ultime nella recente storia italiana a rivendicare per intero il valore dell’ideologia (Why), a sostenere che non ci può essere azione sociale (What) effettivamente dotata di carica progettuale (How) che possa fare a meno del corpus di valori e di orientamenti (Why) codificato in un’ideologia. 

L’operare delle specializzazioni tecniche più raffinate (What) veniva considerato cieco se non inscritto in un piano denso di riferimenti a modelli e a valori non definibili altrimenti che Ideologici”.

Non è però a mio parere applicabile a storie e strategie di successo come Apple, Nokia, Autostrade per l’Italia, etc.. nei quali il modello del Golden Circle potrebbe, più, adattarsi ad un buon modello di comunicazione marketing che non all’effettiva comunicazione del “Why” aziendale.

Per quanto Simon Sinek nel suo intervento separasse il mero profitto (result) dal “purpose, believe , “Why exist?”, ad ogni modo non intravedo sostanzialmente, per la grande maggioranza di aziende tale distinzione, ossia non credo che per le aziende, integrate perfettamente nella logica di un Capitalismo volto alla ricerca di profitto, il Why? sia poi così lontano dal Result (profitto a tutti i costi).

Tra le grandi e medie imprese un solo motore, un solo vero e reale motivo di spinta al business: il profitto. Perseguimento di grandi ideali e grandi idee rincorse solo in quanto esse stesse profittevoli. Per Elon Musk la scoperta dello spazio, quindi, è un’idea accettabile, un’idea perseguibile solo fino quando, l’idea ed il sogno stesso di un’umanità che avanguardisticamente scopre e naviga l’universo, questo slancio idealistico si trasformi profittevolmente in entrate monetarie per sé. Azienda, Space X, la quale quindi monetizza e sfrutta un’idea intrinsecamente nascosta nella mente e negli ideali dei “consumatori” di una determinata visione. “L’abbiamo seguito, non per lui, ma per noi stessi”, dice Sinek durante il suo intervento, tale affermazione corrisponde assolutamente a verità; creazione di una alienante “falsa coscienza” nel consumatore, che vede coniugate le proprie ispirazioni ed i propri ideali nel prodotto messo in commercio dall’azienda.

L’approccio di Adriano Olivetti invece era un approccio reale, ossia di un continuo perseguire uno schema di valori non a fini di profitto o di mero dominio di mercato e quindi di un Why impostato per semplice comunicazione marketing ad accompagnamento dei suoi prodotti. Ad ogni “What”, ad ogni mossa dell’azienda ne corrispondeva un reale beneficio per la comunità. Un reale beneficio per i lavoratori, per tutti coloro che vivevano nelle prossimità degli stabilimenti Olivetti. Un business apportatore di ricchezza per il territorio. Nessuna politica estrattiva e deturpante per il territorio, ma di riorganizzazione urbanistica del territorio e redistributiva in termini di ricchezza.

Un Why autentico nella quale, quindi, si tocca in modo tangibile come il profitto non sia stato l’unico motore-motivo aziendale di Adriano. E come il Great Circle con comunicazione “Inside – out” non sia stato mero strumento di comunicazione marketing di un Why fittizio ai fini di banale “convincimento” di una platea di consumatori; è stato invece reale movimento di Comunità apportatore di benefici nel tessuto sociale dell’Italia tutta, ed esempio Sociale per tutto il mondo che guardava alla Olivetti come speranza di cambiamento e riscossa sociale.

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